di
Usul Muad’Dib Ximenes
Poca
enfasi e ancor meno fronzoli. Come nel suo stile.

È,
invece, l’associazione di idee che prolungherà il sodalizio tra
l’Inter ed uno dei portieri meno spettacolari, mediatici e prodighi
di parole mai avuti nella sua storia ultracentenaria.
Samir
da Lubiana è riuscito, col sangue e col sudore, a permeare, come
goccia sulla nuda roccia, il cuore di un ambiente vulcanico e
passionale che lo ha accolto, abituato a fenomeni anche di empatia
come Zenga e julio Cesar, con un misto di freddezza e scetticismo.
Giunto
a Milano con la patente di mestierante di livello ha alternato
prestazioni buone a meno buone in una congiuntura di fine impero e di
conseguente ricostruzione avara di gioie e soddisfazioni.
L’amarezza
e le delusioni post triplete hanno spesso portato la stampa ed i
media di settore ad ipotizzare per lui un futuro lontano da Milano
attirato da quelle sirene Champions finora aliene per l’Inter dopo
i fasti di Mourinho. Sono nel frattempo cambiati allenatori,
presidenti e molti compagni di squadra.
Lui
è rimasto al suo posto incurante delle voci e delle critiche,
internamente consapevole che il vento sarebbe cambiato e il duro
lavoro ripagato. Oggi è una delle chiavi di rinascita di una squadra
che vede proprio in lui e nella difesa che lo sostiene punto di forza
rispetto al passato. Speranza per un divenire ancora radioso come nei
tempi recenti.
“Sono
privilegiato di essere il portiere dell’Inter e di entrare nella
sua storia”.
Chi ha mai detto che i giganti scolpiti e levigati nel ghiaccio polare non siano capaci di memorabili dichiarazioni d’amore?
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