di
Usul Muad’Dib Ximenes
Quel
26 aprile del 1998 è stato un giorno che nessun tifoso
dell’Inter abbastanza adulto per capire dimenticherà mai.
Appartiene a quel bagaglio di ricordi amarissimi e indelebili che
fanno il paio, fortunatamente, con le gioie belle come quelle del
Triplete.
Istantanea
di quella partita e di quella stagione tra le più avvelenate del
calcio italiano fu il famigerato contrasto tra Ronaldo e Iuliano
con quest’ultimo che in una foga disperata abbatté letteralmente
il Fenomeno. Il brasiliano a quel tempo era unanimemente riconosciuto
come il calciatore più forte del mondo e l’eco di quell’episodio
si sparse rapidamente per i quattro angoli del globo arrecando un
danno di immagine e credibilità a tutto il movimento.
Soprassedendo
sul vergognoso revisionismo di parte juventina, esistono solo due
persone nell’universo di giornalisti e addetti ai lavori a negare
l’evidenza dell’accaduto: Piero Ceccarini, arbitro di
quell’incontro, che ancora oggi si dimostra alieno rispetto al
concetto di autocritica e Giampiero Mughini che, per rispetto
deontologico della professione giornalistica, ci limiteremo in
questa sede ad appellare come tifoso juventino.
Il
giornalista, quello vero, dovrebbe tendere al giuramento di
Galileo: inseguire l’utopia della Verità in modo scevro da
passioni e pregiudizi di parte. Affermare, come accaduto ieri
nella trasmissione Tiki Taka di cui è ospite fisso, che l’utilizzo
della VAR avrebbe sanzionato l’episodio come fallo di sfondamento
del brasiliano, offende la coscienza collettiva rievocando
in essa quello stesso senso di marcio e squallore
emerso poi, in tutta la sua ampiezza, qualche anno più tardi con il
caso di Calciopoli.
La
sfida tra Juve ed Inter è già cominciata. O, meglio, non è mai
terminata.

Commenti
Posta un commento