di
Usul Muad’Dib Ximenes
Negli
anni 60’ del secolo scorso c’è stato un allenatore capace di
rivoluzionare la comunicazione e il modo di intendere calcio
rendendolo vicino a come viene comunemente percepito oggi: quel
signore è stato Helenio Herrera.
Un
chiacchierone che trasformò l’Inter in una macchina da
trofei euromondiale e che amava fondamentalmente due cose: il
dinero e la pubblicità. “Dicono che
Helenio tiene dos milas cravatte. Non es vero però va bien: toda
publicidad” recitava nel suo italiano maccheronico condito da
inflessioni spagnole.
Queste
stesse parole potrebbero essere anche oggi usate dal capitano
dell’Inter, attualmente in vacanza, nei confronti del quale
non passa giorno senza che qualcuno lo additi come esempio negativo
da mettere idealmente all’indice di un’inquisizione fuori dal
tempo e da ogni logica.
Stavolta
la colpa di Mauro, un ragazzo di 25 anni sposato con due figlie e
con altri tre di fatto adottati, sarebbe stata quella di
farsi fotografare dalla moglie in costume adamitico con un
semplice cappello di stoffa a coprirne le virili
nudità. Apriti cielo.
Per
certa stampa e certi addetti ai lavori questo è stato il detonatore
di veleni e critiche mai sopite. Mauro non sarà mai il calciatore
ed il centravanti perfetto perché abbina a un istinto letale sotto
porta limiti e pecche note.
Ma
tutti gli allenatori con cui ha lavorato ne tessono le lodi di
lavoratore scrupoloso in allenamento e in partita.
Il
calcio per lui è passione e professione: ma fuori da esso
rivendica la libertà di fare e coltivare la sua vita come meglio
crede. Un po’ santo e un po’ peccatore.
In
tema di peccato: chi ritenga di esserne esente scagli la prima
pietra.
Ma, prima, la metta giù per un personale e scrupoloso
esame di coscienza.
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