Di Usul Muad’Dib Ximenes, Francesco
De Nigris e Carla Pilleri
Franco Caravita, tifoso nerazzurro da tutta una vita,
ha contribuito a fondare nel 1969 il gruppo Boys San.
A tutt'oggi è pacificamente considerato come uno dei
leader nonché portavoce della Curva Nord dell'Inter.
Dopo
alcuni atteggiamenti censurabili, Balotelli fu scaricato dalla curva e poi
ceduto. Icardi invece, dopo i fatti di Reggio Emilia e la sua capziosa
autobiografia, di fatto perdonato. Ha prevalso nel caso di Mauro la ragion di
stato?
"Quello che scrivi nel libro riflette
il tuo pensiero e la tua personalità ed è destinato ad essere letto da milioni
di persone: in quell’autobiografia furono scritte alcune cose false e da lì
derivò un’ovvia incompatibilità con noi (della Nord, ndr) che avevamo ricevuto
le offese e che per questo ci siamo sentiti moralmente offesi. Alla mia età
sono portato a guardare le cose nell’ottica del padre di famiglia: continuo a
considerare negativamente l’episodio ma con la bonarietà che si deve alle
uscite intempestive di un ragazzo all’epoca ventiduenne. Tra noi e lui sussiste
questa “tregua armata” per cui non gli si fa il tifo ma finchè segna per
l’Inter gli vorremo bene per ogni gol che farà”.
Saverio
Zanetti, Bergomi e Icardi: tre modi diversi di essere capitani dell’Inter..
“Io non mi soffermo solo sul modo di
giocare al pallone e in questo caso parliamo di tre tipologie di uomo
completamente diverse. I primi due sono rimasti all’Inter tutta la vita, Icardi
si vedrà. Possiamo fare il paragone tra Bergomi e Zanetti: due persone diverse
a cui tutti hanno voluto bene.”
Bergomi
da giocatore ha incarnato l’interismo in campo e fuori. Ma smessi i panni del
giocatore, da telecronista sembra quasi essersi dimenticato del suo passato
all’Inter. Come valuta questa metamorfosi?
“Credo
che avendo cambiato mestiere, non voglia essere identificato con l’ambiente da
cui proviene. E fa bene. Perché di fondo lui non è neanche interista e non gli
si può chiedere di essere ciò che non sente visceralmente dalla nascita. Non lo
considero nemmeno troppo critico nelle sue telecronache: lo è nella giusta misura
di commentatore di calcio.”
Rispetto
all’epoca Moratti, i nuovi proprietari dell’estremo oriente parlano a cadenza
bisestile e gestiscono da lontano con i propri emissari. Come giudica il nuovo
corso interista più freddo e manageriale?
“Io ho conosciuto tutte queste ere. Siamo
ancora legati alle gestioni di pancia e sentimento. E, per me, tante vittorie
in passato non sono arrivate proprio per questo eccesso di sentimentalismo. La
nuova gestione è certamente più manageriale ma non ci rappresenta a livello
affettivo. Servirebbe un punto di incontro tra l’eccesso di sentimento di prima
e quello manageriale di adesso.”
La
Nord sente la necessità di un referente che forse non c’è in questo momento
all’interno della società?
“Da parte nostra sì. Trapela dall’interno della società una certa demonizzazione nei nostri confronti. Credo che intendano l’esclusione degli ultras come panacea a tutti i mali interisti: fuori noi, le cose vanno bene. Dopo quel che è accaduto alla Juve, hanno un po’ un certo timore a relazionarsi con noi anche se siamo sempre stati leali verso l’Inter.”
Ha
fiducia nel progetto Suning?
“Sto
ancora cercando di capire dove vogliono andare. E poi c’è il fair play
finanziario: finchè non si sbloccherà questa situazione di stallo, non potremo
capire dove e cosa vogliano fare. Ma è certo che grazie ai loro investimenti
abbiano portato il bilancio in positivo.”
Parte
della tifoseria apprezzerebbe maggiormente un ds, come Tare della Lazio, capace
di portare all’Inter giocatori come de Vrij e Milinkovic-Savic acquistati per
un tozzo di pane. Che cosa ne pensa?
“Parliamo di realtà e situazioni
molto diverse. La Lazio può avere il tempo materiale di prendere giocatori non
ancora affermati per farli crescere gradualmente senza avere dietro l’ansia di
una tifoseria che pretenda fin da subito grandi risultati. L’Inter, per blasone
e prestigio, ha una tifoseria che ti impegna da sempre a puntare per posizioni
di vertice e che per conseguenza non lascia troppo spazio per far crescere
giovani che da noi rischierebbero di bruciarsi.”
Giudica
positivamente il lavoro di Ausilio?
“Sì, perché con quello che gli dà la
società di più non avrebbe potuto fare. Vedremo in seguito quando potrà godere
di maggiori disponibilità.”
SI
RINGRAZIA IL SIGNOR FRANCO CARAVITA PER LA DISPONIBILITÀ
E CORTESIA.
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