di
Usul Muad’Dib Ximenes
Con
la conclusione della quattordicesima giornata e
la sofferta vittoria del Napoli a Udine, l’Inter cede lo scettro di
principessa del campionato dopo meno di ventiquattr’ore.
L’affermazione
di sabato notte alla Sardegna Arena ha ribadito
alcune note piacevoli ed altre meno confortanti.
La
rinnovata conferma che Spalletti ha trasformato,
nel breve volgere di pochi mesi, la forma bucherellata di
groviera ereditata dalla precedente gestione in una
cassaforte custodita da un super Handanovic
capace di parare anche i
sassi e
trovando in Skriniar
quel valore di personalità e sicurezza tecnica necessario a serrare
i ranghi nella retroguardia.
La
solidità arretrata dei nerazzurri è diventata un marchio di
fabbrica di imminente
registrazione presso il competente ufficio brevetti della Serie A
insieme alla prolifica vena di Icardi
i cui gol stanno
diventando una certezza empirica al pari delle tasse e della morte
(semi cit.
Benjamin Franklin).
L’Inter
non è un collettivo
generalmente bello da vedere e
la sua
manovra è spesso frammentaria e discontinua.
A Cagliari, specie nel primo tempo, ha sofferto la disposizione
tattica e mentale degli
isolani che con un pressing
intelligente e mirato disturbavano il principio di azione degli
ospiti facendosi preferire
in fase di transizione attiva e di attrazione delle seconde palle. La
poca fluidità della manovra interista è un peccato originale non
emendabile con allenamenti e lavoro.
La cronica staticità ed imprecisione di Gagliardini lo rendono, malgrado l’impegno e la fisicità, anello debole della cintura centrale. Mancano come il pane un centrocampista con fosforo di regia e una mezzala che abbia familiarità con i movimenti senza palla capace di offrire quelle soluzioni di gioco che per caratteristiche individuali i pur imprescindibili Borja Valero e Vecino non possono offrire.
La cronica staticità ed imprecisione di Gagliardini lo rendono, malgrado l’impegno e la fisicità, anello debole della cintura centrale. Mancano come il pane un centrocampista con fosforo di regia e una mezzala che abbia familiarità con i movimenti senza palla capace di offrire quelle soluzioni di gioco che per caratteristiche individuali i pur imprescindibili Borja Valero e Vecino non possono offrire.
Spalletti
ha posto le fondamenta per un lavoro encomiabile
che necessita ora di essere puntellato ed assecondato dalla dirigenza
e dalla proprietà. Il Fair Play Finanziario è una sentinella
scomoda che anche a gennaio permetterà pochi spazi di manovra ma
sarebbe un peccato storico dover dire a maggio “sarebbe stato bello
se solo avessimo potuto fare di più...”
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