di
Usul Muad’Dib Ximenes
“Dove
vuole andare l’Inter?” si domanda oggi Fabrizio Bocca di “La
Repubblica” analizzando l’operato nerazzurro a pochi giorni
dalla conclusione del calciomercato.
Dice
pochissime cose condivisibili e alcune totalmente sbagliate.
“Errare humanum est” e qualche volta anche scusabile. Ma
non questa.
Il
sunto del suo discorso: l’Inter spende e spande (?!?) per Rafinha,
Lisandro e forse Pastore. Dietro questi prestiti in
realtà ci sarebbero impegni di spesa importanti (ma chi lo dice,
poi?)
Forse ne incasserà una trentina per Joao Mario (forse).
Forse ne incasserà una trentina per Joao Mario (forse).
Zhang
piangerà amaro senza la Champions perché ai nuovi arrivati comunque
uno stipendio lo si dovrà dare (come al suddetto giornalista che,
immaginiamo, non scriverà gratis per il suo giornale).
In
definitiva, i nerazzurri prima farebbero finta di rispettare gli
impegni del Fpf e poi si lascerebbero andare a spese che non
sarebbero comunque garanzia di successo perché la squadra è
involuta nel gioco e nei risultati. Tante grazie e scambiamoci un
segno di pace al funerale interista.
Nessun
accenno del giornalista alle restrizioni di Pechino che
hanno di fatto azzerato gli investimenti esteri nel calcio: Bocca
pungente e un po’ smemorata.
Spalletti
a fine estate si è ritrovato una squadra monca ed incompleta. Con un
occhio al cuore ed uno al portafogli, la società tenta di porre
rimedio alle lacune con quei rinforzi indispensabili a dare respiro
al suo lavoro. Lo fa con la forza paziente di chi deve stare attento
anche ai decimali della calcolatrice.
I
soli rinforzi arrivati, Lopez e Rafinha, sono costati globalmente
500.000 € e il relativo
riscatto è solo una mera eventualità. Così come i costi
relativi alle voci Pastore e Sturridge ancora ben lungi
dal vestire il nerazzurro: in questo caso un vero e proprio processo
alle intenzioni.
Che
si spenda oppure no, poche cose sono certe in questa
vita: la morte, le tasse e le critiche (spesso gratuite
e ridicole) all’Inter.
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