di
Usul Muad’Dib Ximenes
La
sessione invernale del calciomercato è (finalmente) terminata.
L’Inter
saluta gli arrivi in prestito di Lisandro Lopez e Rafinha e le
partenze, con identica formula, di Joao Mario, Gabigol, Nagatomo,
Vanheusden.
Non
sono arrivati gli auspicati Pastore, Ramires o chi per loro.
La squadra è rimasta sostanzialmente con i ranghi di inizio
stagione, incompleti e raffazzonati.
Lo
spirito fanciullesco del tifoso che alberga in ogni interista si
ribella alla carestia di questi tempi magri ove si metabolizzano
con difficoltà concetti ragionieristici come Settlement Agreement,
Fair Play finanziario, break even e risultati aggregati.
Ma
questo è il nostro presente ed il nostro futuro. Fino a al 2010 ci
siamo abituati ad un genitore innamorato dell’Inter che soddisfava
i suoi capricci di tifoso con spese senza misura (e a volte senza
logica) che andavano ben al di là di ciò che sarebbe servito e,
soprattutto, di ciò che ci si sarebbe potuti permettere.
Il
passato da cicala si è riverberato dopo la partenza di Moratti in
gestioni e annate da lacrime e sangue. Chi gli è subentrato non è
tifoso dell’Inter.
Non
ne sente l’appeal, né la storia, né il prestigio. Vive la realtà
nerazzurra in modo manageriale ed asettico: quella di un’azienda
con un fortissimo raffreddore da indebitamento che non può più
permettersi di sedere al tavolo dei grandi e che non è più riuscita
malgrado i tanti soldi spesi (male) a ritrovare un filo
conduttore nella gestione sportiva.
Gli
errori si pagano ed il passato non si può cancellare. Così gli
eccessi di ieri che pure ci hanno regalato gioie e mirabilie come il
Triplete, si scontano ancora oggi in un presente dove anche
riuscire a reperire sul mercato il pane e salame di rinforzi che
sarebbero serviti come l’aria non è stato possibile causa
limiti oggettivi e contingenti di contabilità e di
spesa.
Ai
malumori dei tifosi, divisi nelle correnti di pro e contro Suning, si
aggiungono le inquietudini individuali e collettive di un gruppo, che
non vince dal 3 dicembre, e di un tecnico che vede la sua leadership
tecnica meno lucida e salda di qualche mese fa.
Ci
attendono tempi complicati con il dovere imperativo di tentare di
raggiungere quel (difficile) quarto posto indispensabile per
moltissimi milioni di motivi di euro e di speranza.
L’inverno
dell’Inter sarà assai rigido ed è ben lungi dal volgere al termine.
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